lunedì 29 gennaio 2018

La scrittura del colloquio in psicoterapia

Recensione del libro "Scrivere un colloquio. La trascrizione clinica sintetica" di Luca Vallario. Luigi Guerriero Editore. 


Fino a che non ho conosciuto una amica che lavora come archivista in una grande biblioteca, avevo sempre pensato che lavorare nel mondo degli archivi fosse qualcosa di estremamente ripetitivo e noioso.
Lei mi ha invece aperto un mondo fatto di indici da inventare e scoprire, di storie che vanno consegnate alla storia con un processo serio, scientifico e al tempo stesso creativo.
Un po' ho pensato al lavoro dell'archivista quando ho letto il libro di Luca Vallario "Scrivere un colloquio. La trascrizione clinica sintetica".

È infatti di memoria e conservazione che si parla, facendolo però dal punto di vista terapeutico.
Nei primi capitoli del libro Vallario fa un excursus su tecniche e teorie sistemiche, dimostrando una conoscenza approfondita del nostro paradigma. 

L'immagine che apre il primo capitolo, molto suggestiva, del mestiere del terapeuta come zona di frontiera fra arte e scienza, come corpo calloso che unisce i due emisferi cerebrali, rende bene la fatica continua che fa il terapeuta, quella di portare a sintesi conoscenze e istinto, emozioni e ragione. Abbiamo le tecniche, abbiamo la creatività, ci mancano a volte strumenti per codificare, portare a sintesi e condividere ciò che succede nelle nostre stanze.

Nel secondo capitolo Vallario fa una disamina dell'aspetto più "emergente" del nostro lavoro: la parola. La suddivide in tre aspetti: quello del segnale, quella discrepanza che diventa verbo e che dobbiamo seguire come un segugio fino a riuscire a dare un senso al sintomo e alla storia; la parola poi come mezzo dell'azione terapeutica, e infine come obiettivo, come risultato di dare voce a una storia e una sofferenza.

Il terzo capitolo è dedicato invece a una disamina della scrittura in terapia: i suoi utilizzi, la sua utilità. Nei capitoli successivi, oltre a presentare lo strumento della scheda sintetica, ne dimostra l'applicazione attraverso esempi e casi clinici.

La competenza cognitiva di cui Vallario, attraverso tutto il libro, sottolinea l'importanza è la memoria. Perché è il ricordo il filo che lega e dà senso al nostro agire terapeutico.
Sottolineando la mancanza di strumenti che aiutino i terapeuti in questo esercizio mnestico, Vallario crea e condivide un protocollo, la trascrizione clinica sintetica, che può aiutare nel creare un patrimonio archivistico delle terapie. Un lavoro prezioso ed anche creativo.
E siccome è un libro sulla memoria, inizia ricordando a tutti i colleghi le specificità teoriche e tecniche dell'orientamento sistemico relazionale, a partire dagli assunti filosofici di base fino alle ultime novità pratiche. 

Trovo utile la lettura di un libro come quello di Luca Vallario perché il richiamo ad una metodologia seria aiuta la crescita del terapeuta, sia a livello individuale che come categoria globale. Inoltre, la condivisione di strumenti di report come la trascrizione clinica sintetica può avere un valore importante per esempio nell'ambito della ricerca. Non è infatti facile avere strumenti che permettano, al di là delle differenze teoriche ed individuali, di confrontare, e quindi valutare, il nostro lavoro.
Ma per fare questo, abbiamo bisogno di indici condivisi.
Non basta infatti l'istinto, la competenza, l'arte. Ci vuole anche del metodo. D'altronde, anche Pablo Picasso diceva che l'ispirazione esiste, ma deve trovarti al lavoro.

martedì 16 gennaio 2018

Connected. Un articolo su psicoterapia e nuove tecnologie

È uscito per Contemporary Family Therapy un articolo da me scritto insieme a Gianmarco Manfrida ed Erica Eisenberg su psicoterapia e nuove tecnologie.
È un articolo sul quale ci siamo impegnati molto, con l'intenzione di promuovere un approccio sistemico relazionale anche nell'utilizzo professionale di sms, mail, videochiamate e social network.
L'articolo è gratuitamente scaricabile a questo link