giovedì 23 gennaio 2014

Più psicologi e meno farmaci

Il commento di Guglielmo Pepe su La Repubblica


Il 21 Gennaio scorso su Repubblica è apparso un trafiletto di Guglielmo Pepe intitolato "Più psicologi e meno farmaci". Pepe sostiene che, soprattutto in questo momento di crisi, la psicologia potrebbe dare un significativo contributo alla promozione della salute e alla prevenzione.

Ma la psicologia è ancora la "sorella povera" delle scienze mediche: non riconosciuta, non conosciuta, spesso derisa.  Pepe sostiene che "per voltar pagina servirebbe l’aiuto dei medici. Che però hanno una cultura soprattutto farmacocentrica".

Chiunque faccia questo lavoro sa che quello che scrive Pepe è verissimo: manca una cultura generale sui benefici che un intervento psicoterapeutico serio potrebbe portare alle persone che esprimono un disagio.
Dall'altro lato, manca agli psicologi la capacità di far conoscere il proprio lavoro, e sicuramente manca alle nostre rappresentanze locali e nazionali la capacità di fare lobbyng.

Nel 2006 alcuni ricercatori della London School of Economics hanno pubblicato un lavoro in cui si sostiene che la programmazione basata su investimenti per la prevenzione e la cura psicoterapeutica dei più diffusi disturbi psicologici riduce drasticamente la spesa sanitaria e incide significativamente sul Pil nazionale.

In Italia di questo non si parla: sembra che la cultura farmacologica sia ancora la risposta di elezione per il trattamento degli stati di sofferenza. Fatto ancora più discrepante se si pensa, ad esempio, al pensiero di Franco Basaglia e all'esperienza di Psichiatria Democratica. Discrepante, ma non sconvolgente: è risaputo che siamo un Paese dalla memoria corta, e che, come Alice nel Paese delle Meraviglie, siamo bravissimi a darci consigli che però seguiamo raramente.

Penso che spostare il dibattito su un piano contenutistico sarebbe importantissimo, ma nel breve periodo rischierebbe di lasciarci inascoltati. Per fortuna, il lavoro della Londo School of Economics ci fornisce dati certi per  parlare del nostro lavoro con la lingua che oggi va più di moda, quella dei conti e dei bilanci: investire in psicoterapia costa meno, fa risparmiare, dà risultati più efficaci e più duraturi. 

In un momento storico e politico in cui misuriamo a colpi di Pil qualsiasi cosa, mi stupisce che nel nostro Paese non vengano prese in considerazione modalità di ristrutturazione della spesa sanitaria che tengano conto di studi come questo: investire in psicoterapia è, in realtà, un risparmio per i cittadini.




martedì 7 gennaio 2014

Master in psicoterapia sistemico-relazionale 2014

Il CSAPR Centro Studi Applicazione Psicologia Relazionale di Prato organizza per il biennio 2014-2015 il Master in Psicoterapia Relazionale Sistemica per Psicologi e Medici già in possesso dell'abilitazione all'esercizio dell'attività psicoterapeutica.

L'inizio del Master è previsto per Febbraio 2014


Tutti i dettagli sulla struttura del corso, sulle modalità di iscrizione, su costi, possono essere richiesti all'indirizzo:
 
segreteria@csapr.it



Con l'occasione pubblico alcuni video inseriti su You tube alcune delle interviste fatte all'apertura del Congresso della SIPPR di Marzo 2013 da Elisangelica Ceccarelli per TVR-Teleitalia 7 Gold:





martedì 29 ottobre 2013

Le nuove dipendenze. Analisi e pratiche di intervento.

Quaderno Cesvot n°52 sul tema delle nuove dipendenze


Ciascuno di noi ha una propria immagine che associa alla parola “dipendenza”: ci possono venire in mente scene del film “Trainspotting”, qualche frase del libro “Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino”, oppure immagini televisive che raccontano di marginalità e esclusione. L’immaginario collettivo sul tema della dipendenza è ricco e variegato, e fino a qualche anno fa quando si parlava di “dipendenze” ci si riferiva esclusivamente a comportamenti associati all'uso di sostanze.

Il termine “dipendenze” viene oggi sempre più associato all'aggettivo “nuovo”, per delineare alcuni comportamenti o abitudini, spesso legati a contesti socialmente accettati, dei quali non possiamo fare a meno: lo shopping, il gioco, la navigazione su internet, sono solo alcuni esempi, anche se molto significativi.  Le “nuove dipendenze”, non a caso chiamate anche “dipendenze sociali”, fanno riferimento a comportamenti comuni, spesso anche incentivati, che non presentano caratteristiche di illegalità o trasgressività: questo le rende ancora più “subdole” e spesso di difficile individuazione rispetto alle dipendenze da sostanze.  Gli alti costi sociali e sanitari che si stanno affrontando a causa dell’emergere di queste nuove tipologie di dipendenze hanno portato il tema all'attenzione di ricercatori, servizi e opinione pubblica, attivando una serie di progetti di prevenzione o intervento.

Vista la rilevanza dell’argomento e l’importanza di attivare progetti di prevenzione, soprattutto fra gli adolescenti, la Regione Toscana, sul bando “Contributi regionali per la promozione della cultura della legalità democratica (L.R. 11/99”) – Anno 2009, ha finanziato il progetto “Scommetti che t’impegni?” gestito da un partenariato di associazioni e scuole al quale ho partecipato come socia dell'associazione 89rosso. L’obiettivo generale del progetto svoltosi nell'anno scolastico 2009-2010, è stato quello di sensibilizzare giovani e adulti rispetto al tema delle vecchie e nuove dipendenze, stimolando l’impegno personale e sociale come promozione di una cultura responsabilizzante.
Questi obiettivi sono stati raggiungi attraverso lo sviluppo di una ricerca-azione e grazie a interventi educativi mirati all'interno delle scuole, favorendo un uso consapevole del denaro, del gioco e di internet e attivando interventi di prevenzione mirati. I risultati della ricerca azione, assieme a altri contributi teorici di rilievo, saranno pubblicati dal Cesvot all'interno del Quaderno n°52 "Le nuove dipendenze. Analisi e pratiche di intervento" curato da Valentina Albertini e Francesca Gori (Vai al Quaderno Cesvot)
Abbiamo ritenuto infatti fondamentale diffondere informazioni sul tema delle nuove dipendenze fra le associazioni di volontariato, in quanto spesso proprio il volontariato si trova a operare in contesti di presa in carico di persone che presentano problemi connessi a questo tema.

Vai al numero di Pluraliweb dedicato alle Nuove Dipendenze