lunedì 8 luglio 2019

Lo stato interessante.

La gestione del setting durante la gravidanza della psicoterapeuta


Quando sono rimasta incinta mi si sono aperti mille quesiti su come sarebbe stata la mia vita, come sarebbe cambiata, in cosa sarebbe stata uguale e in cosa diversa.
Ovviamente, da giovane terapeuta intenta a consolidare la libera professione, una delle preoccupazioni riguardava la conciliazione del lavoro con la vita privata. Inoltre, mi si presentavano mille domande su quanto la mia pancia e la mia maternità avrebbero influito nella stanza di terapia, e su come avrei dovuto gestire questo momento delicato nella relazione con i pazienti. Avrei dovuto dirlo, o era meglio aspettare che se ne accorgessero da soli? Avrei dovuto affrontare il tema una volta, o parlarne spesso? Meglio rispondere alle domande dirette sulla gravidanza e il nascituro, oppure sorvolare? Meglio lasciare la possibilità di contattarmi durante il congedo, oppure prendere un tempo per me? In particolare, le preoccupazioni riguardavano le terapie con giovani e adulti che presentavano più o meno gravi disturbi di personalità, per i quali proprio la relazione terapeutica era centrale nel percorso di cura.

Quando si sta per diventare mamme, si crea questa curiosa ansia che ci fa avvicinare agli altri pancioni con tutto un arsenale di domande: "ma tu, dove partorirai? Dove hai comprato il fasciatoio? Che passeggino hai scelto? Sei per l'allattamento a richiesta?". Insomma, cerchiamo un modo di condividere la nostra ansia, nella speranza che le altre mamme abbiano più risposte e più certezze e ci aiutino ad orientarci in questo nuovo ed emozionante labirinto affettivo. Avendo un sacco di questioni anche dal punto di vista professionale, ho iniziato quindi a cercare bibliografia sulla gravidanza della terapeuta ma, devo dire con un certo stupore, ho fatto molta difficoltà a trovare materiale sul tema. Poche cose, spesso in inglese o francese; articoli per la maggior parte di colleghe psicoanaliste, che presentavano interessanti riflessioni su casi clinici specifici. In generale, poca bibliografia, quasi nessuna sistemico relazionale; particolare abbastanza curioso se si considera che, almeno in Italia, quella psicologica è prevalentemente una professione femminile, e che la questione relazionale nel setting è fondamentale in tutte le nuove narrative sulla terapia relazionale individuale.

Tutte le pubblicazioni che ho consultato condividevano però alcuni punti teorici importanti: in primis il fatto che la gravidanza non è solo un momento fondamentale nel ciclo di vita della terapeuta, ma assume un valore particolare nel setting terapeutico, diventando, se ben utilizzato, uno “schermo ottimale” per le proiezioni e i vissuti dei nostri pazienti. In letteratura, la gravidanza viene inserita fra le “inevitable disclosures”, cioè quelle rivelazioni della vita privata del terapeuta che sono inevitabili (come la malattia, un trasloco, un trasferimento, la morte) e, in quanto tali, entrano nel setting e necessitano di essere comprese e gestite. Per quanto si possa nascondere di essere incinta, non lo si può fare troppo a lungo: meglio quindi prepararsi allo svelamento inevitabile, e alle conseguenze relazionali che, nella maggior parte dei casi, ci saranno.

La pancia della terapeuta non è infatti neutrale per i nostri pazienti: la bibliografia esistente sottolinea come a questo evento i clienti tendono a rispondere con una riattivazione dei conflitti infantili non ancora risolti e che sono stati più significativi per il loro sviluppo relazionale, oltre che a tematiche sessuali e transfert «materni» (Neal, 2013). Attivazione di tematiche abbandoniche, agiti, attacchi al setting sono alcune delle questioni relazionali che emergono nel rapporto terapeutico mano a mano che la pancia della terapeuta cresce (Fenster, Phillips, Rapoport 1986)

Quindi, dopo essere andata in giro fra amiche e parenti chiedendo consigli sul miglior pediatra, il miglior passeggino, o su quali libri leggere per riuscire a far dormire i bebè, ho pensato di fare lo stesso in ambito professionale, cercando un confronto con le colleghe che avevano già vissuto questo passaggio di ciclo di vita, chiedendo loro come avessero vissuto la gravidanza con i pazienti, cosa era loro successo nei mesi in cui il pancone cresceva, o al momento del rientro in studio. Ho quindi creato un questionario semistrutturato sul tema gravidanza e gestione del setting, composto da domande chiuse ed aperte, che ho diffuso attraverso email e social networks, e ho successivamente analizzato qualitativamente.

Alla ricerca hanno partecipato 207 colleghe, tutte psicologhe, con specializzazione in psicoterapia.

A questo link potete trovare i primi risultati che ho presentato al congresso SIPPR ricerca a Bologna, il 9 Marzo 2019.
 A breve, un lavoro più approfondito.

https://www.slideshare.net/ValentinaAlbertini1/lo-stato-interessante-la-gestione-del-setting-durante-la-gravidanza-della-terapeuta

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