Riflessioni sulla crescita durante l’adolescenza
Stamattina insieme a una collega abbiamo organizzato un
laboratorio nella classe prima di un istituto superiore sul tema del
cambiamento e della crescita. Per favorire la partecipazione dei ragazzi e la
discussione, abbiamo proposto loro un gioco: li abbiamo divisi in due squadre, una
che aveva il compito di impersonare un gruppo di “conservatori” e un’altra che
avrebbe dato voce ai “progressisti”, chiedendo a entrambe di prendere alcune
posizioni contro o a favore del tema della crescita.
I ragazzi, come sempre accade, messi di fronte
all’opportunità del confronto si sono aperti a mille idee, discutendo e
mettendo in gioco aspetti positivi e criticità di questo periodo della loro
vita. Un periodo “dove siamo ancora un po’ piccoli e un po’ no”, e a volte ci
piace essere trattati come adulti e decidere in autonomia, mentre in altri
momenti ci rincuora sapere che ci sono adulti ai quali demandare le nostre
scelte.
Il tema più discusso fra i nostri “progressisti” e “conservatori” è stato quello della
responsabilità, e i ragazzi ci hanno
espresso riflessioni comuni oggi a molte generazioni. Perché crescere significa
avere più responsabilità, e prendersi le proprie responsabilità spaventa: forse
perché il mondo degli adulti non è più così definito come lo era un tempo,
forse perché il futuro per i giovani è, se possibile, ancora più incerto di
quello dei loro fratelli maggiori o dei loro genitori. Ma, anche se i tempi
cambiano, alcune cose restano sempre le stesse: l’adolescenza è il momento in
cui viviamo in maniera più forte il conflitto fra voler crescere e la paura di
farlo.
La nostra professione è orientata alla crescita
dell’individuo, e facciamo dell’individuazione e dello svincolo uno degli
obiettivi principali del percorso terapeutico. Questo perché pensiamo che una
persona sana è una persona che è riuscita a crearsi una propria identità
all’interno del proprio contesto relazionale, che riesce a mantenere un
equilibrio fra i propri bisogni e le richieste del mondo che ha intorno.
Insomma, crescere secondo noi è una sfida e non si può mollare: per quanto sia
difficile e spaventoso, da qui passa la nostra identità e la nostra vita
adulta.
Però non ci dimentichiamo quanto, da adolescenti, sia
difficile fare questa scelta, quanto faccia paura spiccare il volo. E
stamattina questo pensiero ci è arrivato chiaro dalle parole di uno dei nostri
studenti. Un ragazzo, che stava interpretando in maniera egregia il ruolo del
più rigido conservatore, per convincere i suoi compagni ha sostenuto che
preferiva la scelta di non-crescere perché da piccoli siamo chiamati ad
affrontare problemi minori, “perché le ginocchia sbucciate fanno meno male di
un cuore spezzato”.
Dentro di noi è spuntato un sorriso, e in fondo in fondo non
abbiamo potuto non dargli ragione.
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