giovedì 14 febbraio 2013

Condolere


La famiglia e il lutto: effetti immediati e a lungo termine


L’orientamento sistemico-relazionale propone l’immagine di un individuo come un essere sociale il cui comportamento è comprensibile alla luce del sistema di relazioni entro le quali è inserito; viene data molta importanza all’aspetto comunicativo di ogni evento o azione, compreso il manifestarsi di sintomi, i quali vengono interpretati come un segnale di disagio relazionale dell’intera famiglia che sembra comunicare in questo modo l’esistenza di un conflitto tra legami di appartenenza e bisogni di individuazione dei suoi singoli componenti. La “patologia” viene considerata come la risposta ad una fase critica nella vita della famiglia o dell’individuo, in quel momento incapace di usare adeguatamente le proprie risorse. Proprio come le singole persone, anche la famiglia attraversa dei momenti cruciali di cambiamento, che modificano nel tempo le relazioni all’interno del sistema. Secondo Haley (1973), l’individuo e il sistema-famiglia in cui è inserito attraversano delle fasi di cambiamento che l’autore definisce “ciclo di vita”: “Attualmente il fatto che le famiglie vadano incontro a un processo di evoluzione nel corso degli anni e che, quando questo processo viene interrotto, nascano i problemi e i sintomi psichiatrici, sta assumendo sempre maggior evidenza”(Haley, 1973). 

Lavorare con la famiglia e con il suo ciclo di vita presuppone anche il farsi carico di un tema difficile come quello della perdita e del lutto: non esiste famiglia che non abbia subito una perdita, e spesso gli effetti del lutto emergono potenti nella stanza di terapia. Questo mette noi terapeuti di fronte a profonde risonanze: Walsh e McGoldrick definiscono non a caso la morte come “l’ultimo tabù della psicoterapia”, rendendo bene l’idea di quanto sia difficile lavorare su temi così coinvolgenti e dolorosi. Si tende ancora molto a relegare l’elaborazione del lutto a una sfera individuale, senza prendere in considerazione i movimenti e le conseguenze che questi eventi hanno nel sistema-famiglia. Per questo D’Elia (2007), in un lavoro intitolato significativamente “Il lutto non è un fatto privato” dice che “nessuno sopravvive da solo alla morte di una persona cara: il processo di superamento della crisi del lutto comporta una mobilitazione di risorse che si collocano  in un continuum che va dall’individuo alla famiglia, alla comunità, alla società”. 

E’ importante che i terapeuti colgano l’importanza di racconti di eventi luttuosi che vengono minimizzati in terapia (Walsh, 2008), visto che una perdita all’interno della famiglia “è più di un evento”, è un punto di svolta cruciale che mette in discussione le fondamenta della vita familiare. La teoria della Walsh è particolarmente interessante per il sostegno delle famiglie colpite da lutto in quanto incentrata totalmente sul concetto di “resilienza”, cioè la capacità di riprendersi dalle crisi e di superare le difficoltà della vita: non tanto, quindi, il proverbiale “essere forti”, ma l’essere in qualche misura adattabili, capaci di ristrutturare noi stessi e le nostre relazioni di fronte a eventi anche disastrosi. Gli operatori della salute dovrebbero quindi preoccuparsi di attivare la resilienza dei sistemi familiari di fronte ad eventi luttuosi, non tanto la loro resistenza. Per la Walsh, la comunicazione schietta e diretta è un processo fondamentale al fine di attivare processi di resilienza.

Ricordano vari autori, a partire da Freud, che il lutto è un processo riferito spesso non solo a CHI muore, ma anche a COSA quella persona significa per chi resta in vita. È quindi un processo di distacco lento che ha bisogno di grande investimento sul piano personale: l’elaborazione del lutto “non può esser realizzato immediatamente. Esso può essere portato avanti solo poco per volta e con grande dispendio di tempo e di energia d'investimento; nel frattempo l'esistenza dell'oggetto perduto viene psichicamente prolungata. Tutti i ricordi e le aspettative con riferimento ai quali la libido era legata all'oggetto vengono evocati e sovrainvestiti uno a uno, e il distacco della libido si effettua in relazione a ciascuno di essi.” (Freud, 1915).


Oltre a questa dimensione individuale, che vede la persona impegnata a percorrere la propria strada per elaborare quanto accaduto, il sistema familiare vive congiuntamente uno sforzo di costruire una narrazione condivisa dell’evento (Walsh, 2008) che dia un nuovo significato alla morte e “esige che si affrontino le immediate implicazioni dolorose della perdita, tra cui la scomparsa dei sogni relativi a un futuro diverso”. 

Per un intervento di aiuto alla famiglia in fase di lutto è quindi fondamentale ricordare due cose: la prima riguarda il modo in cui questo evento influirà sul sistema familiare, che potrebbe rischiare la rottura, e diventa quindi fondamentale il sistema esterno di sostegno. La seconda cosa riguarda l’espressione del dolore, che avviene sia su un piano individuale che su un piano familiare: sarà fondamentale supportare i membri della famiglia in questo doppio percorso, di riconoscimento delle proprie emozioni e di attenzione alle emozioni altrui (Pereira, 2011). 

In caso di perdite traumatiche il dolore può infrangere la coesione del sistema familiare, allontanando fra sé i vari membri, privandoli del sostegno reciproco. All’interno del lavoro terapeutico nelle famiglie colpite da lutto osserviamo spesso questo elemento nei rapporti con la famiglia estesa o con la rete amicale e sociale. “La morte è un passaggio che fa emergere prepotentemente gli aspetti simbolici dei legami familiari. Essa sollecita i familiari a confrontarsi con l’inevitabilità del distacco e a procedere a un impegnativo lavoro di passaggio” dicono Scabini e Cigoli (2000). La Walsh ci ricorda che la trama della vita familiare a seguito della perdita è fortemente compromessa, ed è necessaria l’attivazione di molte risorse per riorganizzare i ruoli e modulare lo stress e il dolore causato dalla morte.

Poiché spesso si crede che l’esperienza del lutto sia qualcosa da relegare in una sfera individuale e forse come effetto del fatto che la morte è “l’ultimo tabù della terapia”, molte famiglie chiedono aiuto non successivamente a un lutto ma a causa di sintomi tardivi. Può accadere che lutti non elaborati partecipino alle cause sintomatologiche in famiglie che richiedono l’intervento al terapeuta per problemi puntuali emersi anche a distanza di anni dalla perdita. D’Elia (2007)  ci ricorda che in questo caso lo scopo della terapia  è ritornare agli effetti originari della perdita per facilitare una risoluzione delle relazioni passate e riavviare i compiti adattivi, visto che il lutto non è solo un evento puntuale nel tempo ma attiva una dinamica familiare che, se non elaborata, può attraversare anche differenti generazioni (Framo, 1992). 


Bowen teorizza infatti l’esistenza di un’”onda d’urto emotiva” che definisce come “un fitto intreccio di contraccolpi sotterranei costituiti da eventi vitali gravi che possono prodursi ovunque nel sistema familiare esteso nei mesi o negli anni che seguono un evento di grande significato emotivo, di solito dopo la morte […]. Non è direttamente correlata alle reazioni di dolore e di lutto che le persone vicine al morto normalmente hanno. Essa opera sulla base di una rete sotterranea di dipendenza emotiva reciproca fra i membri della famiglia […] I sintomi possono assumere la veste di qualsiasi problema umano, includendo tutta la gamma delle malattie fisiche”.


Haley J. (1973), Terapie non comuni, Casa Editrice Astrolabio, Roma 1976
Freud, S. (1915). Lutto e Melanconia, Vol. VIII, in O.S.F.,. Boringhieri, Torino, 1976
Framo, J. L., Terapia intergenerazionale, Raffaello Cortina Editore, Milano, 1996
Bowen, M., Dalla famiglia all'individuo, Casa Editrice Astrolabio, Roma, 1979
Andolfi, M. D’Elia, A. (a cura di) Le perdite e le risorse dalla famigli, Raffaello Cortina editore Milano, 2007
Scabini, E., Cigoli, V. Il Famigliare. Legami, simboli e transizioni. Raffaello Cortina Editore, Milano, 2000
Walsh, F. La Resilienza familiare, Raffaello Cortina Editore Milano, 2008
Walsh, F.W, Mc Goldrick, M. (a cura di) Living Beyond Loss. Death in the family. Norton and Company, New York 2004



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